Il trekking del Lupo - Argentera & Merveilles
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Il trekking del Lupo - Argentera & Merveilles
Entracque

Il trekking del Lupo - Argentera & Merveilles

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La presenza di questo predatore simbolo delle montagne è testimoniata da orme che si possono scoprire nel corso dell'escursione, con la speranza, forse, di osservare questo animale discreto.
Questo trekking a tema è un incontro ludico con il lipo, grazie al centro Alpha e al Centro Uomini e Lupi, due spazi museali dedicati a questo animale affascinante.

29 I patrimoni da scoprire

  • Flora

    Le praterie di fondovalle

    A dispetto di quanto si potrebbe pensare, le praterie che occupano il fondovalle non sono ambienti molto stabili. La loro presenza e il loro aspetto dipende strettamente dall’intensità delle cure colturali apportate: il pascolo e gli interventi di sfalcio, irrigazione e fertilizzazione influenzano nettamente la loro composizione floristica. Lo sfalcio in particolare ha la funzione di contrastare il ritorno del bosco, che avanza, lento ma inesorabile, ogniqualvolta venga a mancare l’intervento dell’uomo.

  • Fauna

    La reintroduzione del Gipeto

    Il Vallone della Barra è stato scelto come sede di rilascio nel progetto di reintroduzione del Gipeto barbuto sulle Alpi. Sterminato (pare che l'ultima uccisione risalga al 1913 in Valle d'Aosta) a causa della sua mole e dell'errata credenza che lo voleva implacabile predatore di ovini, è di nuovo presente sui cieli dell'arco alpino. Dal 1986 infatti ha preso inizio un progetto di reintroduzione che ha coinvolto Austria, Francia, Svizzera ed Italia; tra il 1994 e il 2015, anche nel territorio del Parco sono state rilasciate coppie di giovani gipeti con cadenza biennale (in alternanza con il parco francese del Mercantour) per un totale di 43 individui.

  • Fauna

    Il Gipeto

    Il Gipeto barbuto (Gypaetus barbatus), anche noto come Avvoltoio degli agnelli, ha un'apertura alare che può raggiungere i 285cm ed un peso che può superare i 6kg. Eccezionale veleggiatore, in grado di sfruttare anche la minima corrente ascensionale, è un necrofago che si nutre solamente di carcasse di animali, in prevalenza ungulati selvatici e domestici. Divoratore di ossa, cartilagini e legamenti, trasporta in volo le ossa più grandi per frantumarle lasciandole cadere sulle rocce e potersene poi cibare. Monogamo e longevo il gipeto è solito nidificare sulle pareti rocciose tra i 1000 e i 3000m di quota.

  • Storia e percorso storico

    Il Piazzale dei Cannoni

    La denominazione di Piazzale dei Cannoni, o forse meglio Piana dei Cannoni, è verosimilmente dovuta alla presenza, nel secondo conflitto mondiale, della 181° Batteria di mortai da 210/8. Le piazzole dei pezzi si trovano poco a sud della strada sterrata, lungo il pendio, anche se non facilmente identificabili. Sul lato opposto del vallone, oltre il torrente, si rinvengono i resti di probabili locali logistici e perfino di una cucina all'aperto.

  • Storia e percorso storico

    La Casermetta difensiva Colle delle Finestre e le altre opere del Vallo Alpino

    La casermetta è un grosso edificio in pietra e cemento, ancora discretamente conservato, costruita per ospitare il contingente a difesa del valico; disponeva di 16 vani ed era in grado di ospitare 50 uomini.
    Oltre alla casermetta, durante la seconda guerra mondiale il valico era difeso da altre opere fortificate. Sull'attuale versante francese sono ben evidenti i resti di un ricovero ottocentesco, intitolato al Tenente Mario Amedeo, e due bunker appartenenti al Vallo Alpino, l'Opera 126 a sinistra del colle, la 127 a destra.

  • Storia e percorso storico

    I Sentieri della Libertà

    Tra l'8 e il 13 settembre 1943, all'indomani dell'armistizio, circa milleduecento ebrei civili e di ogni età e ceto sociale, provenienti da Saint-Martin Vésubie, varcarono le Alpi al seguito delle truppe italiane della IV armata. A piedi, attraverso due differenti vie, il Colle di Finestra e il Colle di Ciriegia, i profughi arrivarono rispettivamente a Entracque e Valdieri, dove vennero alloggiati in caserme e con mezzi di fortuna. Una targa commemorativa posta sul muro della casermetta al Colle di Ciriegia ricorda questi eventi.

  • Fauna

    Lo stambecco delle Alpi

    Il Colle di Fenestrelle, così come la zona circostante, è assai frequentato dallo stambecco.
    Lo Stambecco delle Alpi (Capra ibex), frequenta praterie alpine e pareti rocciose anche oltre i 3000 m, spingendosi nei fondovalle (purché non boscati) solo ad inizio primavera, per potersi rifocillare dopo il lungo inverno. Entrambi i sessi sono dotati di corna ad accrescimento annuale, ma di dimensione decisamente maggiore nei maschi. Il mantello, beige chiaro in estate, scurisce in inverno fino a bruno scuro.
    Stanziale, pascolatore, si nutre essenzialmente di erba, integrata da muschi, licheni e foglie di arbusti montani in particolare nel periodo invernale.

  • Transfrontaliero

    Il Colle di Finestra

    Il valico costituisce una diretta via di comunicazione tra la Valle Gesso e la Vésubie,  frequentato fin dall'antichità e attraversato - tra storia e leggenda - da santi, imperatori ed eserciti. Prima che i Savoia disponessero di uno sbocco diretto al mare, il Colle di Finestra è stato anche una importante via di commercio del sale.
    Il toponimo, già menzionato nel 1041, è rimasto quasi immutato fino ai giorni nostri: Colle di Finestra o, come riportano le carte militari di inizi '900, Colle delle Finestre. E' però da ritenersi corretta la dizione al singolare, poiché fa riferimento ad un foro naturale ("Finestra") che si apre lungo la cresta nord-ovest del Cayre de la Madone.

  • Cima

    Il Colle di Finestra

    Via di comunicazione di Casa Savoia, il colle divenne territorio italiano nel 1860 e colle frontaliero nel 1947, data nella quale la frontiera fu spostata sulla linea di separazione delle acque. Nelle giornate limpide, la vista si estende aldilà della piana del Po fino a 200 km lontano verso nord: si intravedono allora il Cervino (4478 m) e il Monte Rosa (4634 m).

  • Storia e percorso storico

    Terre de cour

    La roccia nera segna uno dei confini della Terre de Cour, un tempo proprietà del Conte di Provenza, prima di tornare alla Casa di Savoia nel XIV secolo. Quasi invisibili, due iscrizioni sulla roccia nera rimandano a tale passato: “B” per Belvédère, “SM” per Saint-Martin-Vésubie. Terre de Cour si trova esclusivamente su questi due comuni, ma deve condividere dei diritti antichi, di pascolo e legname, con Lantosque e Roquebillière.

  • Geologia

    Le tracce dell'erosione

    Convergendo, le acque piovane mettono il suolo a nudo, rompono un equilibrio fragile. Inoltre, il calpestamento dovuto alla frequentazione turistica danneggia il terreno e pone il problema della conservazione degli ambienti naturali. La vegetazione al suolo deve essere preservata, poiché essa protegge il suolo dall’erosione e assicura la sua stabilità. Sono stati intrapresi dei lavori di restaurazione per guidare e canalizzare le centinaia di escursionisti innamorati di questi luoghi selvaggi.

     

  • Storia e percorso storico

    Il percorso della mulattiera del valico di fenestre

    Utilizzato per più di mille anni, è stato regolarmente conservato per facilitare il passaggio delle carovane di muli che trasportavano il sale. La tecnica messa in opera per la realizzazione e la preservazione di tale sentiero è stata quella delle pietre autobloccanti. I ciottoli di misura identica erano disposti verticalmente, in file ben strette. Dei materiali fini assemblavano il tutto. Dei canaletti di scolo canalizzavano l’acqua piovana. 

  • Abilità

    L’alpinismo nel Mercantour

    All’inizio del XX secolo per i primi alpinisti il Mercantour aveva il gusto dell’avventura. Poco a poco le vette iniziarono ad essere conquistate, prima percorrendo le vie convenzionali e poi, con l’avvento dell’alpinismo moderno, attraverso itinerari dalle difficoltà a volte estreme.

    Da Victor de Cessole a Patrick Bérhault, grandi nomi hanno segnato la storia dell’alpinismo nel Mercantour. Oggi, che si tratti di neve, ghiaccio o roccia, alcuni itinerari selvaggi non hanno più bisogno di presentazioni.

  • Patrimonio locale

    Le stalle

     Questo elemento del sistema comunitario permetteva agli abitanti della valle di far pascolare le mucche sotto controllo, per permetter loro di nutrirsi dell’erba d’altitudine in estate. Essendo così più liberi, i contadini potevano dedicarsi ad altri lavori agricoli, come fare il fieno, vicino al villaggio.

    Le stalle che si incontrano lungo il percorso di Erps e del Cavalet erano utilizzate temporaneamente durante l’estate, afferma chi ne spiega le piccole dimensioni. Oggi, due allevatori lavorano ancora sul sito di Boréon, e ciascuno dei due possiede o ospita una trentina di mucche. 

  • Flora

    Le conifere

     Questi alberi resinosi, dalle foglie a forma di aghi o scaglie, producono dei frutti di forma conica, da cui il nome a loro assegnato. Il larice è la sola conifera a perdere i suoi aghi in inverno. Questi sono raggruppati in ciuffi da 15 o 20. Questa specie è presente unicamente sulle Alpi. La si trova solitamente nel limite superiore della foresta, poiché necessita di luce per svilupparsi. 

  • Fauna

    Il lupo (Canis lupus)

    Nel 1922, il lupo ritorna in questo settore naturalmente dopo l’Italia, ma la sua presenza resta molto discreta nel parco. Vive in branchi da 4 o 6 esemplari, e ciascuno occupa un territorio circoscritto dai 200 ai 300 km².

    La sua alimentazione è molto varia, con una predominanza di ungulati selvaggi (mufloni, camosci, cinghiali, cervidi) e domestici (montoni), ma si nutre anche di piccoli roditori, uccelli, insetti e vegetali (bacche selvatiche, funghi…)

    Il suo ruolo di regolatore della fauna selvatica è degno di nota. Questa specie protetta dalle regolamentazioni nazionali ed internazionali trova dunque il suo posto negli equilibri naturali.  

  • Fauna

    Il camoscio alpino (Rupicapra rupicapra)

    Montanaro per eccellenza, il camoscio può percorrere 1000m di dislivello in 15 minuti (un escursionista impiegherebbe tre ore!). È facile trovarlo, la sua popolazione è piuttosto importante. Percorre le montagne, dalle foreste e dai prati fino alle vette.

    Lo riconosciamo per le sue corna dritte e ricurve all’indietro nella parte terminale, più piccole rispetto a quelle dello stambecco. Presenta fronte e guance bianche, separate da due righe nere che vanno dalle orecchie al muso.

  • Geologia

    Il granito dell’Argentera

    Guardando un po’ più da vicino questa roccia di colore grigio ci accorgiamo che è formata da diversi minerali. Quarzo (di colore grigio), e feldspato (di colore bianco), a volte di grande taglia, con qualche pagliuzza brillante sparsa qua e là nella roccia: si tratta di miche nere, e più particolarmente di biotite.

    Avete scoperto dei blocchi di granito. Tutti i minerali che lo compongono sono solidamente congiunti e visibili ad occhio nudo. Si tratta di una struttura granulare tipica delle rocce plutoniche, cristallizzate in profondità. 

  • Storia e percorso storico

    La Casermetta difensiva Cima di Fremamorta

    La Casermetta è un'imponente struttura, ancora in discreto stato di conservazione: la colorazione mimetica delle porte è ancora visibile, e sono presenti diversi infissi sia interni che esterni; all'esterno si trovano ancora i resti della cucina all'aperto, utilizzata nella buona stagione. Era in grado di ospitare un presidio di 60 uomini.

  • Storia e percorso storico

    Il Ricovero Umberto I

    Si tratta di una grossa caserma per 130 uomini e 4 ufficiali. Costruita nel 1894, fu riattata in tre successive occasioni, l'ultima delle quali nel 1934. Ad essa si devono un locale addossato all'edificio principale, verosimilmente la cucina, ed un locale a sé stante. Poco sopra la caserma, si trovano i ruderi di un vecchio magazzino-scuderia.

  • Geologia

    La Cascata di Pian del Valasco

    Il salto di rocce che origina la cascata è una tipica soglia glaciale. Durante le glaciazioni esso ha costituito il limite inferiore del bacino di raccolta del ghiacciaio. Oltre la soglia il ghiacciaio tracimava con una lingua glaciale.

  • Flora

    Il lariceto

    Questo tipo di bosco è piuttosto localizzato nelle Alpi Marittime, che notoriamente rappresentano il regno della faggeta. Esso copre i versanti alle testate dei valloni con popolamenti radi e luminosi, talvolta pascolati dalle mandrie salite in alpeggio. Il più delle volte la loro purezza non è naturale, ma indotta dall’uomo: esso, infatti, nel corso di secoli, ha favorito questa specie arborea a scapito di altre, come ad esempio il pino cembro, perché meno favorevoli all’esercizio del pascolo a causa del maggiore ombreggiamento del suolo.

  • Architettura

    Le Reali Terme di Valdieri

    Citate già nella prima metà del '500, quando Re Carlo Emanuele III decide di utilizzare i bagni di Valdieri, nel 1755, vengono velocemente eretti un edificio ed altre costruzioni per ospitare le Terme. Cavour definisce la località di Valdieri «la più ricca di acque salutari che esistano nello Stato e forse anche in tutta Europa». Vittorio Emanuele II, in visita per la prima volta in Val Gesso proprio nel 1855, diventa frequentatore assiduo delle terme ed il 10 luglio 1857 per suo volere viene posata la prima pietra di quello che oggi è l'Hotel Royal.

  • Lago

    Il Lagarot di Lourousa

    Una risorgiva, tra prati e larici, forma a numerose limpide pozze e svariati ruscelli; l'acqua assume ora colorazioni turchesi, ora lattiginose, ora perfettamente trasparenti, rendendo questa località particolarmente suggestiva e ottimo luogo di sosta. Il Canalone di Lourousa, chiuso tra il Monte Stella ed il Corno Stella, e solcato dal Gelas di Lourousa, fa da quinta all'ameno pianoro, mentre basta voltarsi all'indietro per ammirare l'imponente sagoma del Monte Matto.

  • Lago

    Il Bacino del Chiotas, la Diga della Piastra e il Lago della Rovina

    Il Bacino del Chiotas è chiuso dalle due dighe del Chiotas e del Colle di Laura. La Diga del Chiotas, ad arco-gravità, è alta 130 metri ed ha un coronamento di 230 metri. Il suo spessore varia tra i 37,5 metri alla base e i 5 metri alla cima. La Diga del Colle di Laura, più piccola, è a gravità massiccia con andamento rettilineo. Ha un'altezza massima di 30 metri, con una lunghezza al coronamento di 70 metri. Il Bacino del Chiotas ha una capacità utile di 27,3 milioni di metri cubi.

  • Flora

    I prati rasi

    Alle quote più elevate si estendono i prati rasi, i tipici pascoli alpini; essi sono composti da specie erbacee capaci di ricoprire suoli normalmente preclusi alle specie legnose, che, a causa del periodo vegetativo molto breve, non trovano condizioni adatte per il loro sviluppo. Il pascolamento ad opera degli ungulati selvatici e, talvolta, degli ovini domestici influisce sulla loro composizione, anche se il più severo fattore di selezione delle specie è rappresentato dal clima.

  • Fauna

    Lo stambecco delle Alpi

    Il Colle di Fenestrelle, così come la zona circostante, è assai frequentato dallo stambecco.
    Lo Stambecco delle Alpi (Capra ibex), frequenta praterie alpine e pareti rocciose anche oltre i 3000 m, spingendosi nei fondovalle (purché non boscati) solo ad inizio primavera, per potersi rifocillare dopo il lungo inverno. Entrambi i sessi sono dotati di corna ad accrescimento annuale, ma di dimensione decisamente maggiore nei maschi. Il mantello, beige chiaro in estate, scurisce in inverno fino a bruno scuro.
    Stanziale, pascolatore, si nutre essenzialmente di erba, integrata da muschi, licheni e foglie di arbusti montani in particolare nel periodo invernale.

  • Storia e percorso storico

    Il Ricovero Fenestrelle

    I ruderi nei pressi del valico appartengono al Ricovero Fenestrelle, intitolato al Tenente Angelo Bertolotti. Costruito nel 1888 ed utilizzato fino al secondo conflitto mondiale, era in grado di ospitare un presidio di 10 uomini paglia a terra. I coniugi Boggia, nella loro guida "La Valle Gesso", indicano invece il ricovero come intitolato «alla memoria di Angelo Bortolo, del 1° Rgt. Alpini, caduto sull'Ortigara nel corso della Prima Guerra Mondiale».

  • Fauna

    Lo stambecco delle Alpi

    Il Colle di Fenestrelle, così come la zona circostante, è assai frequentato dallo stambecco.
    Lo Stambecco delle Alpi (Capra ibex), frequenta praterie alpine e pareti rocciose anche oltre i 3000 m, spingendosi nei fondovalle (purché non boscati) solo ad inizio primavera, per potersi rifocillare dopo il lungo inverno. Entrambi i sessi sono dotati di corna ad accrescimento annuale, ma di dimensione decisamente maggiore nei maschi. Il mantello, beige chiaro in estate, scurisce in inverno fino a bruno scuro.
    Stanziale, pascolatore, si nutre essenzialmente di erba, integrata da muschi, licheni e foglie di arbusti montani in particolare nel periodo invernale.


Profilo altimetro


Raccomandazioni

Questo itinerario si svolge sui sentieri alpini di alta vallata. Le possibilità di pernottamento indicate sono le sole disponibili lungo il percorso. Prima di partire per l'escursione, informatevi sulle norme di sicurezza. Una particolare prudenza deve essere osservata ad inizio stagione, per l'eventualità di nevai perenni.  

Nel cuore del parco
Il Parco Nazionale è un territorio naturale, aperto a tutti, ma soggetto ad un regolamento che è utile conoscere per preparare il vostro soggiorno.

Accesso stradale e parcheggi

Fino a Ventimiglia per la A8, poi N204 (direzione Tende), seguire Roccavione, poi Valdieri e Entracque.

Parcheggio :

Parcheggio a San Giacomo d'Entracque

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